Osservatorio Astronomico Sormano - Sormano (CO) Italy

Il titolo richiama a una celebre canzone degli anni ’80; infatti un’efficace metafora divulgativa pone le galassie come continenti alla deriva nell’universo, e le stelle vorticose città in balia della gravità: una babele di moti relativi che abbiamo descritto in un precedente approfondimento (se veda questo link: Si viaggiare). In quest’ottica, possiamo immaginare gli ammassi globulari come isole popolate da numerose città confinate in uno spazio limitato. In effetti, questi ammassi a forma sferica, sono composti da decine, centinaia di migliaia di stelle in orbita attorno alla loro galassia ospite, rappresentandone gli ultimi baluardi prima dei vuoti abissi intergalattici; al loro interno si arrivano a contare 20/30 stelle per anno luce cubico, ovvero migliaia di volte superiore alla densità media della Via Lattea.

Al momento abbiamo osservato oltre 150 globulari attorno alla Via Lattea e parecchi altri sono ancora da scoprire, come si evince osservando le galassie a noi più vicine e considerando che la polvere galattica e le nubi di gas celano quelli che stanno dall’altro lato della spirale: coi telescopi amatoriali siamo persino in grado di osservare qualche globulare di M31, la galassia di Andromeda (occorre uno specchio di almeno 30 cm e una mappa dettagliata per scovarne alcuni di magnitudine inferiore alla 15): in una foto a lunga esposizione come questa (NGC 206) se ne possono trovare molti, mettendo in conto pazienza e perseveranza per discernerli dal fondo stellare: infatti sono stati scoperti oltre 350 ammassi orbitanti attorno a M31 (si veda anche questo articolo in Inglese: cloudy nights).
Tornando invece nella nostra galassia, ci sono molti ammassi globulari nell’elenco dei 110 oggetti di Messier alla portata di un piccolo telescopio da 10 cm di diametro. La maggior parte di essi è distribuita lungo il piano galattico e si possono osservare in Ofiuco, Sagittario e Scorpione: alcuni sono al limite della visibilità ad occhio nudo come M13, che è fra i più luminosi nei nostri cieli notturni.



La bassa metallicità delle stelle dei globulari indica un’età media molto elevata indicando un’origine comune risalente a svariati miliardi di anni prima della nascita del Sole: l’analisi spettrale delle stelle di un tipico globulare indica che la maggior parte di esse siano nella stessa fase evolutiva; inoltre non si notano stelle nuove stelle in formazione. La loro osservazione ci proietta indietro nel tempo, non solo a causa della distanza effettiva (decine o centinaia di migliaia di anni luce), ma soprattutto per la presenza di stelle di popolazione II, ovvero con una quantità ridotta di elementi più pesanti dell’Elio, indice di una formazione in un ambiente antico, non ancora arricchito dalla nucleosintesi stellare. Data la loro età avanzata, gli ammassi globulari sono pieni di stelle piccole e longeve, di giganti rosse invecchiate e di nane bianche.

Esemplare l’ammasso M5 nel Serpente, da noi fotografato qualche anno fa: si veda questo link (M5). Ma anche l’ammasso M15 nel Pegaso merita una citazione: con oltre centomila stelle è fra i più densi che si conoscono e anche fra i più antichi, con un’età stimata di 12.5 miliardi di anni; al suo interno sono state osservate anche 8 stelle di neutroni e 112 variabili. In generale la presenza di queste stelle variabili al loro interno rende precisa la misura della loro distanza (per approfondimento, si legga questo nostro articolo: link) e quindi la stima accurata di dimensioni e distanza nonchè di circoscrivere con maggior precisione l’epoca di formazione della nostra galassia. Il loro diametro varia da 60 a 300 anni luce con una massa pari a centinaia di migliaia di volte quella del Sole; a volte (come nel caso di Omega Centauri, si arriva a 4 milioni di masse solari). Si crede che alcuni ammassi globulari siano il nucleo di antiche galassie nane, le cui stelle dell’alone siano state strappate via dall’interazione con la Via Lattea: infatti alcuni di esse hanno al centro un buco nero che rafforza tale ipotesi (per esempio NGC 3201 e NGC 6397)! Affascinante osservare al telescopio NGC 2419 nella Lince, distante circa 300000 anni luce, a volte viene chiamato ‘vagabondo intergalattico’, un titolo appropriato considerando che la distanza dalla galassia satellite della Via Lattea, la Grande Nube di Magellano, è circa la metà.

Poco conosciuti sono i quindici globulari Palomar, scoperti negli anni ’50 del secolo scorso dal mitico telescopio da 48”: oggetti distanti, deboli e relativamente meno densi di altri, parzialmente oscurati dalla polvere interstellare.


In osservatorio recentemente ne abbiamo fotografato tre, che sono accessibili in questo periodo dell’anno: Palomar 7, anche noto come IC1276, è alla portata di un piccolo telescopio amatoriale da 20 cm, essendo un globulare compatto di 8’ situato a 17600 anni luce di distanza nel Serpente e 12000 anni luce sopra il piano galattico. Palomar 10 è quindici volte più debole e 1600 anni luce più distante; situato nella Freccia, a 2 gradi da Collinder 399 (“La gruccia” per gli appassionati visualisti), necessita di uno specchio di 25/30 cm per l’osservazione.

Palomar 11, nell’Aquila, infine è il più luminoso dei precedenti, pur essendo situato a oltre il doppio della distanza dei precedenti.
La sfida è stata lanciata: cercheremo di scovare altri Palomar o remoti globulari nei prossimi mesi, allo scopo d’immortalare le immagini di questi residui primordiali dell’Universo le cui stelle si sono formate ben prima della nascita del Sistema Solare: un’eventuale civiltà tecnologicamente avanzata sviluppata nei dintorni di una di esse avrebbe avuto molto più tempo di noi umani per investigare ed esplorare il cosmo: dove può arrivare la scienza avendo millenni o milioni di anni a disposizione è ignoto!

Se non siamo soli nel cosmo, in questi remoti oggetti del cielo profondo potremo forse trovare altri inquilini che abitano questa sterile parte dell’Universo? E semmai la risposta al quesito fosse positiva, assumendo di intercettare inconfutabili segnali di vita provenienti da un globulare, rimarrebbero comunque insuperabili le difficoltà comunicative, dovendo attendere 14344 anni per una risposta da M4, l’ammasso a noi più vicino!

BOLLETTINO ASTRONOMICO

Scarica il Bollettino Astronomico mensile a cura del Liceo Galilei di Erba

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