Osservatorio Astronomico Sormano - Sormano (CO) Italy

Quando abbiamo smesso di capire il mondo

  • Autore: Benjamin Labatut

Quando abbiamo smesso di capire il mondo

Descrizione:

C'è chi si indispettisce, come l'alchimista che all'inizio del Settecento, infierendo sulle sue cavie, crea per caso il primo colore sintetico, lo chiama «blu di Prussia» e si lascia subito alle spalle quell'incidente di percorso, rimettendosi alla ricerca dell'elisir. C'è chi si esalta, come un brillante chimico al servizio del Kaiser, Fritz Haber, quando a Ypres constata che i nemici non hanno difese contro il composto di cui ha riempito le bombole; o quando intuisce che dal cianuro di idrogeno estratto dal blu di Prussia si può ottenere un pesticida portentoso, lo Zyklon. E c'è invece chi si rende conto, come il giovane Heisenberg durante la sua tormentosa convalescenza a Helgoland, che probabilmente il traguardo è proprio questo: smettere di capire il mondo come lo si è capito fino a quel momento e avventurarsi verso una forma di comprensione assolutamente nuova. Per quanto terrore possa, a tratti, ispirare. È la via che ha preferito Benjamín Labatut in questo singolarissimo e appassionante libro, ricostruendo alcune scene che hanno deciso la nascita della scienza moderna. Ma, soprattutto, offrendoci un intrico di racconti, e lasciando scegliere a noi quale filo tirare, e se seguirlo fino alle estreme conseguenze

Recensione:

Sinceramente sono deluso: non è così che si divulga la scienza. Vite reali e divagazioni fantasiose sono mischiate al punto da rendere ingiustizia a quegli scienziati scelti dall'Autore per giocare con le sue regole.

Persone non comuni, che hanno spostato l'asticella del sapere più in alto (non è vero che abbiamo smesso di capire il mondo, ma abbiamo modelli che funzionano e soprattutto oggi sappiamo di non sapere), sono presi a ludibrio e dipinti come isterici, sessuofobi, pedofili, pazzi, maniaci, disadattati, misantropi, ... per il gusto di drammatizzarne l’estro e la genialità in modo che l'illuminazione avvenga durante delle strane evasioni mentali in una dimensione metafisica, platonica laddove ci sono le idee a disposizione di coloro disposti ad attraversare questo percorso disumano.

E così smitizziamo soprattutto i grandi pensatori che hanno gettato le basi della meccanica quantistica (Schroedinger, Heinsenberg, De Broglie) perché ciò giustifica il titolo del libro; ne esce un pò meglio colui che aveva meglio compreso le implicazioni della relatività generale (Schwarzschild) le cui vicissitudini belliche commuovono (ma dove sta il confine con la finzione?); anche la prima storia sui veleni, produzione dei pigmenti e sintesi dell’azoto di Haber è molto ricca di spunti per lo più ignoti. Incomprensibili per me le divagazioni sui matematici (Mochizuki e Grothendieck), anch’essi emarginati derelitti umani dislocati nel limbo della pazzia e del dissenso sociale da cui a volte emergono con le loro astruse congetture.

L’ultimo capitoletto è a se stante, come un breve riassunto del libro che ne alza il mio giudizio finale: notevole l’immagine della meccanica quantistica paragonata a un monolite circondato da scimmie a quattro zampe che ci giocano intorno.

Voto: 2.5/5

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