Osservatorio Astronomico Sormano - Sormano (CO) Italy

Dopo la tanto attesa eclissi totale di Sole che ha attraversato coast to coast tutti gli Stati Uniti lo scorso 21 agosto, in questi giorni la nostra stella è tornata prepotentemente a far parlare di sé a causa di violenti brillamenti o flare (ossia, gigantesche esplosioni che hanno luogo sulla sua superficie) che hanno segnato la ripresa della sua attività dopo diversi mesi di assoluta quiete.

Nell’ultimo periodo abbiamo pubblicato diverse volte foto, immagini e articoletti vari che parlavano di una ripresa del ciclo solare in seguito a queste esplosioni; ma allora cosa c’è di diverso tra quegli eventi del recente passato e ciò che sta invece accadendo in questi giorni? La differenza risiede nel fatto che stavolta non siamo di fronte ad un semplice “risveglio” (a cui poi seguiva nuovamente un lungo periodo di silenzio) ma sembra che il Sole abbia davvero rotto gli indugi e ripreso a fare sul serio.

I brillamenti solari vengono catalogati utilizzando delle lettere: quelli di classe A, B e C sono quelli più deboli, che si verificano in fase di quiete; quelli di classe M sono gli eventi degni di nota, che indicano un’intensa attività; quelli di classe X, infine, sono le esplosioni estremamente violente e potenti, piuttosto rare e che hanno luogo solo qualche decine di volte in ogni ciclo solare. Ebbene, nell’ultimo anno sono stati registrati soltanto 13 brillamenti di classe M (con addirittura otto mesi privi di eventi) e nessuno di classe X; questo settembre invece, nell’arco di soli cinque giorni (dal 4 all’8) hanno avuto luogo ben 21 brillamenti , di cui 18 di classe M e 3 di classe X. Ma a sorprendere non è solo il numero di queste esplosioni ma anche (e soprattutto) la loro potenza.

Lo scorso 6 settembre, infatti, alle ore 9:10 UTC è stato registrato un X2,2, evento che non si verificava dal maggio 2015. Ma solo tre ore dopo, questo brillamento è stato offuscato da un altro quasi cinque volte più violento: un tremendo flare di classe X9,3 che, in termini di potenza, è il più grande degli ultimi undici anni e il quattordicesimo negli ultimi cinquanta. L’esplosione ha causato anche un’enorme emissione di onde radio nella banda L, che per circa un’ora ha causato sulla Terra interferenze ad alcuni sistemi GPS e radar. Ma non è tutto: il flare ha provocato anche un CME (acronimo di Coronal Mass Ejection, Espulsione di Massa Coronale - the best fake rolex) ossia una gigantesca espulsione di particelle elettricamente cariche, principalmente protoni. Dopo un viaggio durato quasi 48 ore, questa nube di particelle ha investito il nostro pianeta; se queste particelle sono pressoché innocue per le persone (grazie al campo magnetico terreste che agisce come uno scudo), lo stesso non si può dire per i satelliti e per le comunicazioni radio che (specialmente vicino alle regioni polari) hanno subito qualche interferenza. Ha inoltre raggiunto i massimi livelli la probabilità di poter osservare splendide aurore boreali in quelle stesse regioni.

Una serie di esplosioni così numerose e così intense hanno ovviamente lasciato profonde, sebbene temporanee, cicatrici sulla superficie solare: si tratta di due enormi gruppi di macchie solari denominate AR 2673 e AR 2674, da noi fotografate 24 ore dopo il brillamento X9,3. L’immagine di sinistra è stata ripresa in luce bianca, mentre per quella di destra è stato utilizzato uno speciale filtro Halpha che mette in particolare risalto la luce emessa dall’idrogeno che, come noto, è il principale costituente del Sole. Il gruppo di macchie responsabili del flare è quello più piccolo dei due, dove il termine “piccolo” è ovviamente riferito alle dimensioni del Sole: quella macchia infatti ha una larghezza pari a 9 volte il diametro terrestre e una lunghezza pari a 7. In fondo alla pagina troverete anche due grafici, che sottolineano la portata dell’evento che si è appena verificato: l’istogramma mostra il numero di brillamenti che hanno avuto luogo nell'ultimo anno, mese per mese; il grafico a punti, invece, descrive la potenza massima per unità di superficie rilasciata da questi flare nello stesso arco di tempo.

Un flare X9
Un flare X9

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