Osservatorio Astronomico Sormano - Sormano (CO) Italy

Ormai ci siamo: ancora pochi giorni e il cielo notturno si illuminerà con decine e decine di stelle cadenti, e per l’occasione, ovviamente, l’Osservatorio Astronomico di Sormano aprirà come ogni anno le sue porte al pubblico. Ma a questo punto una domanda sorge spontanea: perché l’appuntamento è sempre fissato per il 10 agosto?

La risposta dobbiamo cercala molto lontano dalla nostra Terra, in una regione situata a miliardi di chilometri da noi, nell’habitat naturale delle comete o, come vengono chiamate, in gergo dirty snowballs (“palle di neve sporche”); si tratta infatti di enormi blocchi di ghiaccio e di polvere che vivono alla periferia del Sistema Solare, dove la temperatura è inferiore ai 270°C sotto lo zero. Avvicinandosi al Sole, il calore si fa via via sempre più intenso e questo causa l’espulsione da parte della cometa di violenti getti di gas, vapore, polveri e pezzetti di roccia e di ghiaccio i quali vanno poi a costituire la classica coda che possiamo ammirare. Talvolta capita che tutti questi detriti non vengano dispersi nello spazio ma si raccolgano in grosse nubi che, a causa di un particolare gioco di forze che viene ad instaurarsi, rimangono ferme in un punto preciso dello spazio; la Terra, orbitando intorno al Sole, attraversa periodicamente queste nubi e i detriti che le costituiscono finiscono letteralmente con il bruciare a causa delle elevate temperature provocate dall’attrito con la nostra atmosfera, dando così origine alle classiche scie luminose che vediamo nel cielo. Capiamo dunque che quelle che chiamiamo “stelle cadenti”, in realtà sono più “sassi scontranti” in quanto questi oggetti infatti non sono ovviamente stelle e, volendo cercare il pelo nell’uovo, non sono neppure “cadenti” visto che siamo noi a colpirle.

Per quanto riguarda le lacrime di S. Lorenzo, chiamate anche Perseidi, la storia delle loro origini è molto curiosa e travagliata. La cometa alla base di tutto chiama 109P/ Swift-Tuttle, un oggetto di circa 30 Km di diametro e scoperto nel luglio del 1862 dagli omonimi astronomi durante un passaggio ravvicinato con la nostra Terra che risultò essere particolarmente spettacolare. Quattro anni più tardi, l’italiano Giovanni Schiapparelli scoprì e dimostrò il legame tra la cometa e lo sciame meteorico delle Perseidi, determinando così una svolta nella comprensione di questi fenomeni; l’interesse attorno alla Swift-Tuttle, a questo punto, continuò a crescere sempre di più, e le osservazioni compiute consentirono di calcolarne l’orbita: la 109P risultò avere un periodo di rivoluzione di circa 120 anni, e quindi sarebbe tornata nel 1982. Inutile dire che negli anni ’80 l’attesa per il nuovo passaggio della cometa era molto alta, e l’intensificarsi della pioggia meteorica del 10 agosto 1980 venne interpretato come un segnale del suo imminente ritorno. L’estate del 1982 finalmente arrivò, ma passò senza che della cometa vi fosse traccia; neppure nelle estati successive fu osservata e, contemporaneamente, l’attività delle lacrime di S. Lorenzo calò bruscamente.

La teoria di Schiapparelli era dunque sbagliata? O lo erano i calcoli sull’orbita della 109P? O magari, l’oggetto è passato rimanendo inosservato, e il luminosissimo transito del 1862 era stato un’eccezione? Una possibile risposta venne data dall’astronomo americano Brian Marsden: egli intuì che una luminosa cometa osservata nel 1737 fosse la nostra Swift-Tuttle; potendo usare i dati provenienti da un’osservazione aggiuntiva elaborò una nuova orbita: in base ai suoi calcoli, la 109P aveva un periodo di 130 anni anziché 120, e quindi sarebbe apparsa alla fine 1992. La nuova orbita, inoltre, mostrava come i transiti precedenti a quello del ‘700 fossero piuttosto sfavorevoli ad un’osservazione, spiegando così perché non vi fosse nessuna testimonianza della cometa prima di allora.
L’appuntamento, con conseguente grande attesa da parte di astronomi ed astrofili, era dunque rimandata di 10 anni. Questa volta la Swift-Tuttle si presentò puntuale all’appuntamento: il primo ad osservarla fu il giapponese Tsuruhiko Kiuchi il 26 settembre 1992, e nelle settimane successive moltissimi osservatori e semplici appassionati hanno immortalato il passaggio di questo oggetto. Il 23 novembre di quell’anno anche noi abbiamo effettuato una ripresa fotografica della 109P, e l’immagine è riportata qui a fianco. Si è trattato di un transito molto meno appariscente quello del 1862, ma è stata ovviamente un’occasione unica, visto che il prossimo passaggio avverrà soltanto nel 2126!

Conosciuta la storia dell’origine delle Perseidi di S. Lorenzo e della loro cometa madre, non resta che venire a vedere questo celebre sciame meteorico con i propri occhi: l’appuntamento in Osservatorio è fissato per sabato 10 agosto e domenica 11. Vi aspettiamo numerosi!

S. Lorenzo, stelle cadenti, una cometa e due astronomi.

BOLLETTINO ASTRONOMICO

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