Osservatorio Astronomico Sormano - Sormano (CO) Italy

M31 - la galassia più vicina alla nostra Via Lattea (situata a “soli” 2 milioni e mezzo di anni luce), visibile ad occhio nudo nonché l’oggetto più distante che è possibile osservare senza l’ausilio di binocoli o telescopi - è sempre una fonte inesauribile di eventi affascinanti e sede di oggetti molto importanti per l’evoluzione dell’astronomia, come testimonia l’immagine qui a fianco.
In un primo tempo, la foto è scattata allo scopo di riprendere la cefeide V1 (indicata con i due trattini rossi presenti al centro dell’immagine), la piccola stella variabile passata alla storia per aver allargato a dismisura i confini dell’universo, in quanto utilizzata da Edwin Hubble nel 1923 per stimare per la prima volta le enormi distanze intergalattiche e, quindi, permetterci di comprendere che l’universo non si esauriva con la sola Via Lattea come ritenuto da molti astronomi dell’epoca.

Una volta elaborata l’immagine, però, M31 ci ha regalato una sorpresa, mostrandoci nitidamente anche due nove scoperte di recente. La prima, visibile nel cerchietto situato al centro della galassia, è la N 2015_2a, nova di magnitudine 18,8 scoperta il 13 febbraio da un team dell’università di Sofia guidato dall’astronomo E. Ocharov. La seconda, indicata nella parte inferiore di M31, è la N 2015_1°, più luminosa (magnitudine 15,1) ed individuata pochissimo tempo prima dall’osservatorio robotico MASTER. Come noto, le nove sono fenomeni esplosivi che hanno luogo in alcuni sistemi binari (ossia, sistemi composti da due stelle) una delle quali è una nana bianca. Col passare del tempo, la stella nana continua a sottrarre idrogeno dalla sua compagna a causa della forza di gravità; l’idrogeno così “strappato” continua ad accumularsi sulla superficie della nana, fino a quando la pressione raggiunge livelli sufficientemente elevati da innescare reazioni di fusione nucleare. Il risultato è un’improvvisa e violenta esplosione, che per un breve periodo incrementa a dismisura la luminosità della stella.
Nello specifico, queste due nove appartengono alla categoria NA, ossia nove che incrementano rapidamente la propria luminosità di quasi 15 magnitudini, per poi tornare lentamente alle condizioni iniziali con un ritmo di circa 3 magnitudini ogni 100 giorni. L’analisi chimica degli oggetti ha rilevato la presenza di tracce di metalli pesanti quali Ferro, Cromo, Magnesio o Titanio, segno che le stelle che hanno originato le nane bianche alla base delle nove erano simili al nostro Sole ma leggermente più massicce, avvicinandosi alla linea di confine che separa le stelle medio-piccole (come appunto il nostro Sole) dalle stelle giganti. Nell’immagine le due nove sono segnalate dagli indici azzurri.
Si è preferito virare in negativo l’area interessata dal cerchio per meglio evidenziarla all’ invasiva luminosità del nucleo galattico.

I due tratti rossi indicano invece la famosa cefeide V1 ampiamente descritta nell’approfondimento al link http://www.osservatoriosormano.it/approfondimenti_dett.php?idnews=10

BOLLETTINO ASTRONOMICO

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