Il 2 marzo 2004 prendeva il via la missione Rosetta sviluppata dall’Agenzia Spaziale Europea.
Un anno dopo, il 1 marzo 2005 da Sormano, durante il primo dei fly-by gravitazionali con la Terra, la fotografavamo prima che venisse “fiondata” in direzione della cometa a milioni di km di distanza. Nell’animazione a fianco si vede, indicata da una freccia blu, la debole luce riflessa (magnitudine 17 ) della sonda mentre si muove su uno sfondo di stelle
Il 13 agosto 2015, appena trascorso, sarà certamente ricordato negli annali di astronomia, perchè la sonda Rosetta dell’ESA, ha osservato “in situ” l’attivazione della cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko al suo perielio. Dal momento in cui la sonda si è stabilita in orbita attorno ad essa (il 6 agosto 2014), ha percorso circa 700 milioni di km: durante questo periodo, gli strumenti a bordo hanno inviato numerosi dati scientifici eccezionali e molti altri saranno resi noti al pubblico nei prossimi mesi. Purtroppo il lander Philae ha avuto sfortuna (vedi Link): non essendosi arpionato sulla superficie, è finito in una zona d’ombra dove le sue batterie solari si sono esaurite in poche ore. Dopo sette mesi di ibernazione il 14 giugno 2015, il lander si riattivò per qualche minuto trasmettendo alcuni dati dalla superficie. Ciò nonostante la missione ha avuto un successo incredibile: oggi conosciamo alcuni dettagli della superficie e dell’interno della cometa che alcuni mesi fà potevamo solo immaginare. Per esempio si pensava che l’acqua presente nei nostri oceani fosse di origine cometaria: il rapporto fra deuterio e idrogeno nel vapore acqueo di 67P/Churyumov–Gerasimenko, analizzato dallo spettrometro della sonda, è tre volte più alto di quello degli oceani terrestri: un atomo di deuterio ogni 2’000 atomi di idrogeno invece che ogni 6’000 come sulla Terra. Ne deriva che l’acqua intorno a noi proviene dagli asteroidi e non dalle comete della fascia di Kuiper, da cui si è originata la 67/P. Infatti l’osservazione di azoto molecolare come evidenziato dalle misurazioni di Rosetta, ci dice che la temperatura dell’ambiente in cui nacque la cometa agli albori del sistema solare, era molto bassa e tipica della fredda e lontana fascia di Kuiper.
In questi giorni si è saputo che lo spettrometro di massa Rosina installato sulla sonda Rosetta ha rilevato il gas argon sulla coda della cometa; l’1% volumetrico dell’aria terrestre è formato da questo gas nobile che non interagisce con altre sostanze chimiche; anche la sua presenza (o meglio l’anomalo rapporto Argon/Acqua misurato) rafforza l’idea che l'acqua presente sulla Terra non provenga principalmente dalle comete.
Al perielio, la cometa si trovava a circa 186 milioni di km dal Sole e 265 milioni di km dalla Terra: un oggetto assai debole, osservabile solo al telescopio. Ma gli strumenti di Rosetta erano ben vigili e ad una distanza di circa 350 km dalla superficie, hanno osservato potenti getti di vapore e polvere. Le immagini trasmesse mostravano la cometa che eruttava materiali man mano che si riscaldava nel suo passaggio più ravvicinato al Sole e cominciava il suo viaggio di ritorno verso i freddi confini del sistema solare: fatti i dovuti calcoli si è scoperto una tasso di evaporazione di 18 m3/h di acqua con una stima grossolana di circa 3’000 t/h di polvere (ben 1’000 volte maggiore di un anno fa). Tutto questo materiale ha creato delle condizioni pericolose per la sonda che è stata portata su un’orbita più elevata: a fine settembre 2015, essa si trova a circa 1’500 km dalla superficie, e da questa distanza può analizzare in sicurezza la chioma e i gas della coda. Ricordiamo che questa primavera la sonda si avvicinò fino a 6 km dalla cometa col duplice obiettivo di analizzare in dettaglio la superficie e di ritrovare il lander Philae: però a luglio, a causa della sempre maggiore presenza di particelle di polvere espulse dal nucleo, i sistemi di controllo dell'assetto - che operano monitorando la posizione delle stelle - sono andati in tilt. Pertanto da allora gli ingegneri europei hanno deciso di riportare la sonda ad una quota mai inferiore ai 200 km.
Le altre due foto allegate mostrano la cometa ripresa lo stesso giorno (21 settembre 2015): l’unica differenza è che la nostra è scattata ad una distanza 812'000 volte maggiore! In particolare quel giorno la sonda si trovava a 330 km dalla superficie, e la sua foto ha una risoluzione di 28 m/pixel: in questo periodo la cometa di può osservare prima dell’alba nel Cancro e a fine mese nel Leone.
La missione prosegue e sentiremo spesso parlare di Rosetta: l’ESA ha esteso di 9 mesi la durata della missione, fino a Settembre 2016. In questo periodo la sonda sarà riportata a distanze sempre minori dalla superficie per osservare la disattivazione della cometa durante la fase di allontanamento dal perielio: purtroppo il propellente a bordo andrà ad esaurirsi e le batterie a ricevere sempre meno energia dal Sole! Quindi non sarà possibile ibernare la sonda come avvenne nel 2011 per poi risvegliarla al prossimo passaggio ravvicinato, ... di conseguenza i tecnici dell’ESA hanno deciso di tentare una spettacolare manovra di discesa sulla cometa. Se confermato, dunque la missione si concluderà con un secondo “accometaggio”, la cui tattica dovrà essere studiata nei minimi dettagli: sarà allora affascinante fra 40 mesi ritrovare la cometa al perielio e pensare che lassù Rosetta e Philae riposano in pace testimoni imperituri della sete di conoscenza dell’uomo.