Osservatorio Astronomico Sormano - Sormano (CO) Italy

L’evoluzione della scienza, in ogni suo ambito e ramificazione, ha sempre avuto un andamento estremamente peculiare:  periodi di sviluppo lento ma costante si alternano a vere e proprie rivoluzioni, che nel giro di pochissimo tempo hanno fatto compiere giganteschi passi in avanti alle rispettive discipline. L’astronomia e la fisica ad essa correlata non fanno eccezione e, anzi, in esse possiamo registrare due diversi tipi di rivoluzioni: rivoluzioni concettuali e rivoluzioni strumentali.

Per quanto riguarda le prime, sono state innumerevoli ed è impossibile citarle tutte o ricordare ogni protagonista (Tolomeo, Aristotele, Copernico, Keplero, Galileo, Newton, Einstein solo per citare i cosiddetti “mostri sacri”). Per quanto riguarda quelle strumentali, invece, possiamo identificare facilmente due momenti chiave, che hanno cambiato per sempre il nostro modo di fare astronomia. Il primo è celeberrimo e noto a chiunque: è l’estate del 1609, quando dietro una gratifica di 1000 fiorini e la promessa di una cattedra a vita all’Università di Padova Galileo mostra al Doge di Venezia e al Consiglio dei Dieci il suo “cannone a occhiale”. Da allora l’astronomia è cambiata completamente e l’evoluzione dei cannocchiali prima e dei telescopi poi non si è più arrestata (avete presente il nuovissimo James Webb Space Telescope, giusto per fare un esempio? )

Il secondo momento chiave è molto meno noto al grande pubblico, ma altrettanto importante, e vide la luce nel 1838 quando il pittore, scenografo, chimico e fisico francese Louis Daguerre utilizza la sua stessa invenzione, il dagherrotipo, per sviluppare una ripresa fotografica della Luna: l’astrofotografia era appena nata. Si tratta di un fatto importante quanto la nascita del cannocchiale; fatto spesso trascurato, infatti, l’evoluzione degli apparecchi fotografici (fino ad arrivare alle moderne CCD) è fondamentale quanto quella dei telescopi.

Le immagini riportate in questo articolo ne sono una dimostrazione: si tratta della famosa NGC 6960, ossia la sezione più occidentale della nebulosa Velo  situata nella costellazione del Cigno. La vecchia immagine in BN ottenuta con il metodo fotografico su pellicola meno di trent'anni fa per arrivare  al confronto di due “moderne” riprese  con CCD. Quella a fianco  con quella effettuata appena 9 anni fa, il 28 agosto 2009 al link:
https://www.osservatoriosormano.it/it/le+fotografie/le+fotografie+dell%27osservatorio/il+velo+della+sposa/60 




La differenza è abissale, eppure il telescopio e le tecniche utilizzate sono le stesse; l’unica differenza risiede nelle camere CCD utilizzate : una  SBIG 11000 (che pure enormi soddisfazioni ci ha regalato negli anni) contro una più moderna ed efficiente camera che utilizziamo attualmente. La risoluzione e la nitidezza dei dettagli dei vari filamenti rossi/rosa (costituiti da idrogeno) e di quelli azzurri (costituiti da ossigeno) è enormemente aumentata.

Questo ci consente di apprezzare ogni particolare di questo stupendo resto di supernova, ossia una nebulosa formatasi alla morte con relativa esplosione (la supernova) di una stella di grossissime dimensioni (si stima che la sua massa fosse quasi 20 volte quella del nostro Sole). Le vicine stelle finiscono poi con l’energizzare tutti i gas ivi presenti, e questi la riemettono sotto forma di luce, il cui colore cambia a seconda della composizione chimica di quella specifica area della nube. 

Scoperta nel 1784 da William Herschel, questa NGC 6960 è in realtà solo una piccola parte di un’enorme nebulosa distante da noi circa 1500 anni luce. Nonostante le sue dimensioni (il suo diametro è stimato in circa 50 anni luce), la sua scarsa luminosità lo rende un oggetto piuttosto complicato da osservare. La nebulosa dà infatti il meglio di sé tramite ripresa fotografica: si tratta di un lavoro che richiede molto tempo e pazienza, ma alla fine tutto il duro lavoro viene ripagato!

BOLLETTINO ASTRONOMICO

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