Osservatorio Astronomico Sormano - Sormano (CO) Italy

L’introduzione delle tecniche fotografiche è stata per l’astronomia una vera e propria rivoluzione, una pietra miliare che ha permesso di registrare fedelmente anche i più piccoli dettagli di pianeti, nebulose e galassie, per poterne poi studiare ogni singolo aspetto ampliando in modo esponenziale la comprensione dell’universo.

Tuttavia, anche questa tecnica talvolta mostra i suoi limiti: alcuni oggetti dei nostri cieli sono “dinamici”, ossia cambiano rapidamente il loro aspetto, mostrando variazioni non apprezzabili solo con una singola immagine. Un classico esempio è costituito dal Sole: la sua superficie è sempre teatro di violente esplosioni, i cosiddetti brillamenti, in grado sollevare verso l’alto enormi protuberanze, ossia colonne di materiale solare che possono raggiungere anche le dimensioni di decine di migliaia di chilometri.
Una volta formate queste protuberanze, ha inizio una sorta di gigantesco “tiro alla fune”: da una parte l’enorme forza di gravità del Sole che tende a richiamare sulla sua superficie il materiale precedentemente espulso; dall’altra gli intensi campi magnetici solari che spingono in direzione opposta, cercando di espellere completamente tale materiale dalla fotosfera, dando così origine ai cosiddetti CME, “responsabili” delle tempeste solari che saltuariamente investono il nostro pianeta. Molte sono le variabili in gioco che decidono l’esito finale della partita per cui gli scenari possibili sono numerosi: ci sono protuberanze che rimangono quasi inalterate per giorni interi mentre altre subiscono invece radicali cambiamenti nel giro di poche decine di minuti.

Si osservino ad esempio le due fotografie qui accanto: rappresentano una zona del Sole chiamata AR 2422, una delle poche aree attive in questo periodo di relativa quiete da parte della nostra Stella. Le immagini sono state riprese lo scorso 25 settembre a distanza di circa 30 minuti l’una dall’altra (l’immagine generale è antecedente a quella nel riquadro). Anche in un intervallo di tempo così breve, si possono notare importanti modifiche nella struttura della regione. La maggior parte dei ciuffi neri che fuoriescono dalla macchia solare nella prima immagine è praticamente scomparsa nella seconda, lasciando il posto ad alcune zone più chiare.

I ciuffi sono piccole protuberanze sviluppate lungo la direzione di osservazione (in altre parole, si sono sollevate in direzione del nostro pianeta a differenza di quella visibile di profilo lungo il bordo solare, in basso a sinistra). Dopo circa mezz’ora, il gigantesco “tiro alla fune” sopra descritto ha avuto termine e si è concluso con la “vittoria” della forza di gravità. Il materiale è pertanto ricaduto violentemente sulla superficie solare causando una serie di piccole esplosioni secondarie, rappresentate dalle aree luminose visibili nella fotografia. E’ interessante notare come la macchia solare sia rimasta pressoché inalterata, in quanto la sua evoluzione è decisamente più lenta rispetto a quella della protuberanza presa in esame.

BOLLETTINO ASTRONOMICO

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