Osservatorio Astronomico Sormano - Sormano (CO) Italy

Signore e signori, fra un secolo ed oltre cosa pensate ci sarà scritto nei libri di storia e di scienza?

Siamo arrivati fin su Plutone e Caronte (si veda questo approfondimento: Hic Sunt Leones), le cui meraviglie oggi appena accennate si sveleranno nei prossimi mesi quando i dati immagazzinati sulla sonda New Horizon saranno stati trasmessi a Terra. Le prime immagini giunte sono di una bellezza sconvolgente. Impensabile qualche anno fà solo immaginare un momento simile. La fortuna di vivere questo magico periodo nella storia dell’astronautica è evidente: non solo qualche mese fa l’ESA ha stupito il mondo con le immagini della sonda Rosetta in orbita attorno alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e con la discesa al suolo del lander Philae (a proposito ci attendiamo parecchie sorprese al perielio del 13 agosto), ma in primavera anche la sonda Dawn ha inviato le prime immagini di Cerere (l’asteroide più massiccio della fascia principale, scoperto da Giuseppe Piazzi nel 1801) ed infine il 14 Luglio l’apoteosi allorquando la vera faccia di Plutone si è mostrata.

Nel momento in cui l’Europa era alle prese con i problemi economici greci, la politica internazionale si gongolava con l’accordo sul nucleare iraniano, gli sportivi a digiuno di calcio estivo si dilettavano fra Wimbledon e il Tour, i meteorologici impazzivano col caldo record, ecco che di soppiatto la NASA tira fuori il vituperato Plutone e lo sbatte in prima pagina completando la tavolozza dei colori planetari. Prima pagina per modo di dire: ben 12 su 15 giornali a tirata nazionale avevano altro da evidenziare il giorno dopo: “troppi orsi in Trentino” titolava la Repubblica oppure “crollo di Nibali al Tour” sempre su Repubblica; “saltano i vicesindaci a Roma e Milano” su Libero e Giornale; oppure “quarant’anni fa l’Italia scopriva Frankenstein jr” su Il Fatto Quotidiano, oppure “arriva Caronte, il caldo diventa infernale” per il Tempo (che ha perso un’ottima occasione, visto che almeno il nome Caronte era in prima pagina!).

Ed ora cosa ci rimane? I prossimi traguardi sono davanti a noi e l’esplorazione del sistema solare continua: il prossimo Luglio la sonda Juno entrerà in orbita attorno a Giove, nel prossimo decennio manderemo altre sonde su Mercurio, Marte, Europa... La Nasa intende catturare un asteroide per metterlo fra due decenni in orbita attorno alla Luna dove forse nel frattempo i cinesi saranno già ritornati. Più in là vedremo le prime passeggiate marziane e poco dopo la metà del secolo qualcuno si azzarderà a far scendere un uomo sulla cometa di Halley durante il prossimo passaggio; nel frattempo la comunità scientifica si auspica di aver già scoperto vita (almeno batterica) su pianeti extra solari. Su Plutone non torneremo: si sta allontanando dal perielio dove ripasserà fra oltre due secoli,  così come non si prevedono missioni spaziali su Urano e Nettuno, dopo il fugace passaggio delle Voyager negli anni ’80; allora i nostri pronipoti riapriranno gli archivi per ricordare la New Horizon che sarà arrivata a circa 650 UA dalla Terra .. ovvero soli 4 giorni luce di distanza, in pratica 2 millesimi della distanza dalla stella a noi più vicina. Ancora più avanti chissà se i nostri discendenti post-umani un bel giorno del prossimo millennio non possano decidere (tecnologia permettendo) di anticipare una delle sonde interstellari (oggi le due Voyager e New Horizon a breve) andando a ripescarle dalle profondità dello spazio per riportarle a casa come cimelio del millennio passato .. In fin dei conti anche noi facciamo la stessa cosa coi resti archeologici mettendo vasi, piatti e manufatti antichi in sfolgoranti musei.

Tornando ai giorni nostri, dai confini del sistema solare stiamo osservando montagne di ghiaccio su un mondo congelato a -230°C distante quasi 5 miliardi di km e che nel suo lentissimo movimento ha compiuto oltre 20 milioni di rivoluzioni attorno al Sole da quando è nato. Nella sua folle corsa, la New Horizon ha raggiunto, fotografato e superato Plutone in un rendezvous di qualche ora: 9 anni di viaggio per 120 minuti di gloria! Ciò è nulla in confronto al significato di queste prime immagini: avremo modo e tempo di vederne a centinaia, si scriveranno migliaia di pagine scoprendo particolari ignoti. Per esempio, perchè non ci sono crateri di impatto su Plutone e cosa sono quei chiaro-scuri all’equatore? Perchè Caronte è così diverso da Plutone?... forse ci sono laghi di idrocarburi in superficie?

La magnifica desolazione di Plutone maestosamente si unisce ai deserti di Marte, alle montagne della Luna, ai crateri di Mercurio, ai laghi di Titano, ai ghiacci di Europa, ai vulcani di Io, ai geyser di Encelado, alle misteriose macchie bianche di Cerere, agli scoscesi pendii della cometa 67/p, alle torride vallate di Venere, agli oceani sotterranei di Europa...

Pianeti, satelliti, asteroidi, comete: mondi solidi, rocciosi e virtualmente calpestabili con montagne, canyon, vallate, vulcani, ghiacciai, laghi, fiumi, fenomeni meteorologici (vento, polveri, neve) .. E’ tutto là fuori, indefesso ora come ieri e domani, dall’inizio dei tempi all’eternità o quasi (parliamo di un periodo di almeno 10'000'000'000 anni per i pianeti esterni). L’umanità è fugace ed effimera: i nostri diecimila anni di storia evolutiva sono nulla rispetto a questi tempi astronomici. Ci vengono i brividi di fronte a queste riflessioni e torna in mente una frase del 1873 di Friedrich Nietzsche: “In un angolo remoto dell'universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c'era una volta un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e più menzognero della storia del mondo: ma tutto durò soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidì e gli animali intelligenti dovettero morire. Quando tutto sarà finito, non sarà avvenuto nulla di notevole".

Se inoltre osiamo allargare l’orizzonte oltre i confini del sistema solare, e ci rendiamo conto della presenza di altri 300 miliardi di stelle nella Via Lattea ed altrettante galassie nell’universo conosciuto, beh allora dobbiamo alzare le mani; i modelli cosmologici ci raccontano di un cosmo nato 13.5 miliardi di anni fa con aspettative di vita di migliaia di miliardi di anni, prima della morte termica. Ecco, le prime immagini di Caronte e Plutone esarcebano il nostro senso di vertigine: il cosmo non sembra proprio antropocentrico, noi non siamo qui per un disegno intelligente, la vita sembra davvero un perverso gioco del caso e quest’immensità a noi incurante lo dimostra.  Le indifferenti montagne di Plutone erano lì prima di noi disinteressate all’Iran, alla Grecia, al caldo di questi giorni, al Tour de France, all’enciclica del Papa, alle guerre sante,...finito quel tracotante minuto l’universo continuerà la sua evoluzione e pochi manufatti resteranno a sempiterna memoria dell’umanità, a meno di un’improbabile immortalità della nostra specie.

Una superba frase tratta dal film “Watchmen” cita: “... E l'universo non se ne accorgerà neppure. Il mio parere... è che l'esistenza della vita sia un fenomeno estremamente sopravvalutato. Guarda intorno a te... Marte se la cava perfettamente senza nemmeno un microorganismo... “.

La natura è oggettiva e contingente mai proiettiva e la verità della conoscenza non può trarre origine che dal confronto sistematico della logica e dell'esperienza. Pertanto queste magnifiche desolazioni mi ricordano un grande biologo (Jacques Monod) che nel suo bellissimo libro “Il caso e la necessità” riportava: “L’uomo finalmente sa di essere solo nell’immensità indifferente dell’universo da cui è emerso dal caso”. In qualche modo questa laica unicità ci riporta al centro del creato ma da un punto di vista diametralmente opposto all’antropocentrismo religioso.

L’uomo della strada che commenta apatico su Plutone, rifletta su tutto ciò; abbassiamo il capo con onestà intellettuale, alziamo gli occhi al cielo senza mire trascendenti, lasciamo da parte ogni finalità e forse troveremo qualche risposta. Citando Monod: “L’universo non stava per partorire la vita, né la biosfera l’uomo. Il nostro numero è uscito alla roulette: perché dunque non dovremmo avvertire l’eccezionalità della nostra condizione, proprio allo stesso modo di colui che ha appena vinto un miliardo?

BOLLETTINO ASTRONOMICO

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